‘Egitto – Area archeologica di Tal Al-Aqba’in: gli scavi riportano in luce un vero e proprio ‘tesoro
Assadakah – Patrizia Boi
Il sito di Tal Al-Aqba’in si trova nella collina di Kom al-Baqara, nella città di Hosh Issa, nel governatorato di Beheira, circa 20 Km a sud-ovest dalla città di Damanhour, 52 km a sud-est da Alessandria e circa 600 metri a nord-est dal canale Hajar.
La collina è situata al centro di un suggestivo gruppo di importanti colline archeologiche che la circondano da tutti i lati, compresa quella di Al-Aqba’in, quella di Khatima e le rovine di Al-Barnoji.
Si tratta di una fortezza fatta costruire dal Faraone Ramesse II (XIX dinastia), detto anche Ramses il Grande e in greco Osimandia, celebre per la durata eccezionale del suo regno (durato quasi settant’anni – visse 90 anni, ebbe 77 mogli e oltre 100 figli), ricordato come il più grande, più potente e celebrato faraone dell’impero egizio, famoso per la costruzione di edifici monumentali caratterizzati da uno stile ben definito chiamato “ramesside” e noto per le sue spiccate abilità militari.
La fortezza di Tal Al-Aqba’in aveva infatti la funzione strategica di proteggere il confine ovest dagli attacchi delle tribù dei Libici e dai Popoli del mare provenienti dal Mediterraneo.
Ritrovamenti e scavi nell’area archeologica di Tal Al-Aqba’in
Sono stati annunciati dal Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano nuovi ritrovamenti
Nelle nuove campagne di scavo effettuate da un Team di archeologi egiziani del Consiglio Supremo delle Antichità, guidata dal dottor Ahmed Saeed Al-Kharadli, infatti, sono state riportate alla luce caserme militari con magazzini per armi, cibo e provviste, databili a circa tremila anni fa.
Si tratta di due strutture realizzate in mattoni di fango (adobe), crudi, non cotti nella fornace, costituiti da una miscela di argilla, terra, sabbia e acqua, mescolata in genere con un materiale legante come fibre di riso, di canne o di canapa, solitamente fatta asciugare al sole per 25 giorni.
Questi depositi erano suddivisi in piccole celle come si trattasse di un alveare, separati da un’area aperta murata e protetti da due ambienti adibiti alle guardie. Non a caso, oltre ai due magazzini, sono stati scavati anche un tratto delle mura esterne, torri di avvistamento e un finto cortile di accesso che probabilmente aveva la funzione di ingannare eventuali invasori.
All’interno dei magazzini sono stati ritrovati diversi manufatti appartenuti a soldati egiziani, diversi contenitori in ceramica e resti di ossa di animali e di pesci. Sono stati rinvenuti anche forni cilindrici ceramici adiacenti alle strutture, che potrebbero essere stati utilizzati per cucinare alimenti, per tostare il grano, così da eliminare parassiti e umidità e, di conseguenza, prolungare la conservazione dei cereali.Le armi usate in battaglia, gli strumenti di caccia, i manufatti personali e i prodotti per l’igiene, come gli applicatori di kohl d’avorio, le perle di corniola e di maiolica, gli scarabei e gli amuleti protettivi identificati nel sito saranno utili per rivelare maggiori dettagli sulla vita e sulle pratiche quotidiane degli occupanti.
La spada di Ramsesse II rinvenuta nel sito Tal Al-Aqba’in
Tra gli oggetti emersi dagli scavi, riveste una particolare importanza una spada in bronzo presumibilmente appartenuta a un ufficiale di alto rango, nel cui cartiglio presente sulla lama è scritto il nome completo di Ramesse II (Usermaatra-Setepenra Ramessu-Meriamon), mentre una seconda incisione indica che l’arma presumibilmente gli era stata regalata.
Il nome del faraone e i titoli sulla spada erano incisioni che servivano ad aumentare il prestigio del proprietario e rappresentavano un simbolo di ricchezza, generosità e potere. Ed è proprio la forma triangolare della spada a suggerire l’elevato rango dell’ufficiale che la possedeva, in quanto utile nei combattimenti corpo a corpo: i soldati, semplici, invece, erano dotati di una spada ricurva che era più adatta per effettuare colpi di taglio.
Come ha spiegato sul sito del Ministero delle Antichità egiziano, Mohamed Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, la fortezza riveste una notevole importanza storica e archeologica in quanto rappresenta uno dei punti di concentrazione militare dell’esercito dell’Antico Egitto sulla strada militare occidentale, per proteggere i confini nord-occidentali dell’Egitto. Essa è costituita da due unità architettoniche di pianta regolare, separate da una stretta via di passaggio, testimoniando l’ingegno posseduto già a quei tempi dagli ingegneri egiziani nell’adattare e sfruttare l’ambiente naturale per diversi scopi, tra cui la difesa militare; il confine occidentale infatti, come suddetto, era minacciato dalle vicine tribù cirenaiche e dai Popoli del mare.
Le caserme militari, scavi di Tal Al-Aqba’in
Tra le scoperte più importanti avvenute nel forte c’è la sepoltura di una mucca, simbolo del potere, dell’abbondanza e della prosperità che distinguevano la mucca come divinità celeste.
Sono stati rinvenuti anche due blocchi di pietra calcarea, uno dei quali reca un’iscrizione geroglifica che indica Il re Ramesse II e l’altro che si riferisce a un impiegato chiamato “Bey“, con uno scarabeo in maiolica decorato con l’iscrizione “Amon – Signore del cielo” che si erge sopra di esso. Il suo simbolo è il fiore di loto, mentre un altro scarabeo porta sulla sua base l’idolo “Ptah” – Dio egizio di Menfi, patrono degli artisti – fatto di scisto. Sono stati rinvenuti anche un mezzo anello di bronzo recante un’iscrizione dell’idolo “Amun Hor-akheti”, una importante forma del dio Horus – figlio di Iside e Osiride – e due collane di maiolica e onice che rappresentano il fiore romano.
Una scoperta davvero suggestiva per gli archeologici che hanno potuto riportare alla luce un tesoro immenso risalente a oltre tremila anni fa.