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La Fiaba di Karbala – Un Viaggio d’Eroi sulla Via dei Martiri

Al centro Islamico Imam Madhi a Roma Nicola Hasan di Cola e Puria Nabati

Roma – Nella tiepida sera del 3 maggio 2025, l’Associazione Islamica IMAM MADHI ha aperto le porte a un racconto epico, una narrazione che affonda le radici in una storia di sacrificio e fiorisce in un pellegrinaggio di fede senza eguali: l’Arba’in verso la sacra Karbala in Iraq. La proiezione del toccante documentario di Puria Nabati, “La via dei Martiri”, e la presentazione del libro di Nicola Hasan Di Cola (edizioni La Vela), “La cupola d’oro – Viaggio in Iraq sulla Via dei Martiri”, hanno acceso un faro su un cammino che trasforma l’anima, un’odissea spirituale intrisa di dolore antico e vibrante speranza.

Puria Nabati, Shaykh Abbas, Nicola Hasan di Cola, Presentazione del Libro “La Cupola d’oro” di Nicola Hasan di Cola e del Documentario “La via dei Martiri” di Puria Nabati

La voce del moderatore ha introdotto la serata come un varco verso una comprensione più profonda di questo rito millenario, un richiamo che ogni anno attraversa confini e culture, conducendo milioni di cuori verso la terra irachena, poi l’Autore del Libro, Hasan, ha fatto una breve introduzione storica su cosa sia effettivamente il pellegrinaggio di Al-Arba’in.

Con un tono che mescolava la precisione dello storico e la passione del narratore, il giovane Hasan ha preso la parola per condurre il pubblico nel cuore degli eventi che diedero origine al pellegrinaggio di Arba’in. Ha subito chiarito che per comprendere l’imponente marcia odierna, era necessario volgere lo sguardo indietro, a un evento cardine della storia islamica sciita: Ashura. E per svelare il significato di Ashura, si doveva ripercorrere il periodo immediatamente successivo alla scomparsa del profeta Muhammad.

Consapevole della complessità della narrazione, Hasan ha promesso un “breve riassunto” di una successione di eventi cruciali. Ha spiegato come, dopo la morte del Profeta, si aprì una disputa sulla sua successione alla guida della comunità musulmana. Pur ricordando la designazione di Ali, suo cugino e genero, come successore designato, ha descritto come un’elezione collegiale portò al califfato figure come Abu Bakr, Umar e Uthman. Ali divenne il quarto califfo, ma il suo regno fu breve e segnato da contestazioni, culminando nel suo assassinio per mano di un traditore.

La narrazione di Hasan si è poi concentrata sui figli di Ali. Dopo la sua morte, il figlio maggiore, l’Imam Hassan, ottenne il riconoscimento in Iraq, mentre in Siria Muawiyah veniva proclamato califfo. I due leader raggiunsero un fragile accordo, destinato a non durare. La morte di Muawiyah e la successiva ascesa al califfato del figlio Yazid, in violazione del patto, prepararono il terreno per la tragedia di Karbala.

Con un tono grave, Hasan ha introdotto la figura dell’imam Hussein, fratello minore di Hassan e suo successore spirituale. Di fronte alla richiesta di giurare fedeltà all'”usurpatore” Yazid, Hussein oppose un fermo rifiuto. Intraprese quindi un viaggio con un piccolo gruppo di fedeli, in gran parte familiari, verso Kufa. Ma l’esercito di Yazid sbarrò loro la strada, dando inizio a un assedio che culminò, nei primi dieci giorni del mese di Muharram, con l’assedio del loro accampamento. Il decimo giorno, commemorato come Ashura, segnò un’immane tragedia: il massacro dell’Imam Hussein e di tutti i suoi compagni. Pochi sopravvissero, tra cui suo figlio, l‘Imam Sajjad, che continuò la sua eredità spirituale.

Hasan ha sottolineato come Ashura non sia solo una storia di “massacro” e “sconfitta militare”, ma anche un racconto di “eroismo, di onore, di giustizia e di testimonianza della verità“. Ha poi spostato l’attenzione sul significato di Arba’in, collegandolo direttamente agli eventi successivi ad Ashura. La tradizione narra che quaranta giorni dopo l’atrocità, i sopravvissuti, condotti prigionieri a Damasco, ebbero la possibilità di tornare sul luogo del martirio per onorare le spoglie dell’Imam Hussein. Contemporaneamente, si racconta della visita di Jabir ibn Abd al-Ansari, un venerabile compagno del Profeta, che si recò anch’egli a Karbala quaranta giorni dopo il massacro.

“Ecco, questa tradizione”, ha spiegato Hasan, è divenuta un rito annuale. Quaranta giorni dopo Ashura, fedeli sciiti da ogni angolo del globo intraprendono il viaggio verso Karbala, il luogo del martirio dell’Imam Hussein, non solo per commemorare la sua sofferenza e piangerne la perdita, ma anche per rinnovare il loro giuramento di fedeltà a lui e ai suoi successori spirituali. Hasan ha concluso il suo intervento descrivendo la straordinaria affluenza di pellegrini che ogni anno si riversano in Iraq, visitando Najaf, dove riposa l’Imam Ali, e Karbala, santuario dell’Imam Hussein e dei suoi eroici compagni. “Quindi, Arba’in è questo“, ha affermato con enfasi, “è il pellegrinaggio che si svolge in Iraq quaranta giorni dopo il massacro di Karbala“. Con queste parole, Hasan ha preparato il terreno per la visione più intima e personale offerta dal documentario di Puria Nabati.

Intervento di Shaykh Abbas, nella Foto Puria Nabati, Shaykh Abbas, Nicola Hasan di Cola, Presentazione del Libro “La Cupola d’oro” di Nicola Hasan di Cola e del Documentario “La via dei Martiri” di Puria Nabati

Poi, come un saggio che disvela antichi misteri, lo Shaykh Abbas, guida spirituale del Centro Islamico Imam Madhi, ha intessuto una riflessione che ha toccato le corde più intime dell’anima. Ha evidenziato come il pellegrinaggio sia una “chiamata” silenziosa che risuona nel cuore dei credenti, trascendendo la mera percezione uditiva. Questa chiamata interiore spinge uomini e donne di fede a intraprendere un cammino di sacrificio, in risposta a un richiamo divino. In un’epoca segnata da conflitti e negatività, Shaykh Abbas ha sottolineato la persistente presenza di uomini e donne pronti a rispondere a questa chiamata, vivendo una fede autentica che va oltre l’ordinario.

Riferendosi all’esperienza dei due giovani protagonisti del libro e del documentario, Shaykh Abbas ha espresso la convinzione che le parole e le immagini non possano pienamente trasmettere la profondità emotiva e spirituale vissuta durante il viaggio. Il linguaggio della fede, ha spiegato, è straordinario e va oltre la comunicazione convenzionale. Tuttavia, ha auspicato che il libro e il documentario possano comunque aprire “fessure” verso questa realtà di luce e verità.

Il libro è stato descritto da Shaykh Abbas come un “diario di viaggio” la cui fine non è ancora stata scritta, poiché l’esperienza trasformativa del pellegrinaggio continua a riverberarsi nella vita di chi vi ha partecipato. Il ritorno alla quotidianità non cancella il cambiamento interiore, rendendo impossibile “essere quello che eravamo prima“. Conoscere Dio, ha aggiunto, è un cammino senza fine, un’immersione nell’assoluto che non ha limiti.

Shaykh Abbas ha poi introdotto la peculiare suddivisione dello sciismo proposta dall’intellettuale Ali Shariati in “sciismo nero” e “sciismo rosso“. Lo sciismo nero è associato al lutto, al dolore e alla sofferenza per la tragedia dell’Imam Hussein, mentre lo sciismo rosso è visto come uno sciismo del sangue, rivoluzionario e attivo contro l’oppressione. Sebbene storicamente il pellegrinaggio di Arba’in possa essere più vicino allo sciismo nero, Shaykh Abbas ha suggerito che l’esperienza contemporanea, come testimoniato nel libro, rappresenti un “connubio” tra le due tradizioni, unendo la commemorazione del dolore con un rinnovato impegno per la giustizia e la fede attiva. Questo “sciismo in marcia” è un fenomeno in continua evoluzione, che trae il meglio da entrambe le tradizioni.

E così, la scena si è illuminata sulle immagini del documentario, e le parole di Nicola Hasan Di Cola, voce narrante del libro, hanno iniziato a dipingere un affresco di un viaggio che assume i contorni di una fiaba iniziatica. Due eroi moderni, lo scrittore Hasan, partito dalle sponde siciliane, e il documentarista Puria, italiano di origine Persiana, giunto dall’Iran, si ritrovano nel cuore pulsante di Baghdad, come due naufraghi che, superato il mare dell’ignoto, si riconoscono fratelli.

Il loro cammino si snoda attraverso terre cariche di storia, sulle orme di figure leggendarie. Najaf, la città del Leone di Allah, l’Imam Ali, si erge come la prima tappa di questa peregrinazione. Qui, la fede diviene bussola, orientando i loro passi incerti. Poi, come in ogni racconto epico, incontrano un popolo di “aiutanti”, un’umanità generosa e disinteressata che incarna la vera essenza dell’ospitalità. Lungo strade polverose, tra villaggi sonnolenti e città vibranti di fede, gli iracheni si fanno angeli custodi, offrendo acqua fresca per placare la sete, pane fragrante per ristorare la fame, un sorriso sincero per lenire la stanchezza. Non attendono ricompense, mossi unicamente da un amore profondo per Dio e per i Suoi eletti.

Il viaggio si fa sentiero interiore, un dialogo silenzioso con la fatica, con il sole cocente, con il dolore che pulsa nei piedi. Ma ogni passo è alleggerito dalla consapevolezza di non essere soli, di far parte di un fiume umano che scorre verso un unico cuore: Karbala. Lungo la via, un altro protagonista inatteso si manifesta: la Palestina. Bandiere sventolano al vento, fotografie di martiri adornano i muri, canti di libertà si levano nell’aria. Karbala e Gaza, unite da un filo di sofferenza e speranza, ricordano che il cammino dell’eroe non è mai isolato, ma risuona con le lotte e le aspirazioni di un’umanità intera.

E finalmente, all’orizzonte, come la promessa di un lieto fine dopo mille peripezie, si stagliano le Cupole dorate di Karbala. Lì, dove la storia ha inciso una ferita profonda, il sacrificio dell’Imam Hussein diviene monito e ispirazione. Settantatré eroi che sfidarono un esercito, un atto di coraggio e fede che continua a vibrare nei cuori di milioni di pellegrini. Entrare a Karbala è come varcare la soglia di casa, un abbraccio fraterno in una città che pulsa di preghiera e memoria.

Tra il pubblico Maddalena Celano, docente e studiosa di Filosofia in particolare della figura di Ali Shariati e il famoso medico iracheno Zahran Khalati

Il racconto dei due giovani eroi si conclude con la consapevolezza di una trasformazione interiore. Il ritorno alla vita ordinaria non cancella la magia del viaggio, la fratellanza scoperta, la generosità inattesa. Come ha sottolineato Shaykh Abbas, questo non è un semplice pellegrinaggio, ma un cammino di fede continuo, un’immersione nell’infinito di Dio che non conosce fine.

L’eco di questa fiaba vera risuona ancora nell’aria, un invito a guardare oltre le apparenze, a scoprire la bellezza nascosta in un atto di devozione millenario, un viaggio d’eroi moderni che ci ricorda la forza trasformativa della fede e la sorprendente umanità che fiorisce lungo la via dei martiri.

Nella Sala Centrale del Centro, inoltre, una esposizione di suggestive Foto del Pellegrinaggio e una serie di filmati hanno mostrato scene di speranza e bellezza che rappresentano questo rito dal sapore ancestrale dove il cuore di ogni Fedele si collega col suo Dio in uno spazio interiore aperto alla trasformazione.

Mostra fotografica, composizione Artistica di Veronica Paredes

All’incontro erano presenti, oltre al Responsabile del Centro Islamico Iman Madhi Shaykh Damiano Abbas Di Palma, numerose personalità del mondo islamico tra cui Il Dottor Seyed Majid Emami, Direttore dell’Istituto culturale della repubblica islamica dell’Iran, Shaykh Marco Hosseyn Morelli, portavoce dell’Associazione islamica Imam Mahdi in Italia, Shaykh Mohammad Emami Meybodi, Mario Tilgher Junio, studioso di storia, storia delle religioni, filosofia, Maddalena Celano, docente e studiosa di Filosofia in particolare della figura di Ali Shariati, il famoso medico iracheno Zahran Khalati.

Durante la Manifestazione un gruppo di Donne ha mostrato ha mostrato il valore dell’Ospitalità della cultura sciita attraverso la preparazione di bevande, dolci e piatti tipici dal sapore antico di millenni, mentre i bambini nutrivano gli spazi intimi della Moschea con silenziosi giochi intrisi di gioia e spensieratezza.

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Patrizia Boi

Scrittrice di fiabe, favole e leggende, pubblica anche romanzi, racconti, saggi e biografie. Collabora con varie riviste scrivendo articoli, recensioni e interviste. Incontra talenti del mondo della Letteratura, dell’Arte, della Musica, del Cinema, del Teatro, delle Discipline Olistiche e della Scienza popolando così le sue giornate di nuove scoperte.

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