Casa Russa di Roma, 23 aprile – Una serata per non dimenticare
Celebrazione degli 80 anni dalla Vittoria nella Grande Guerra Patriottica

Roma – In un contesto internazionale attraversato da tensioni, revisionismi e letture semplificate del passato, la Casa Russa di Roma ha ospitato, lo scorso 23 aprile, una serata dal forte valore simbolico e culturale: la celebrazione dell’80° anniversario della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica, ovvero il contributo decisivo dell’Unione Sovietica alla sconfitta del nazismo nella Seconda Guerra Mondiale.

Ad aprire l’incontro, con parole cariche di dignità e profondità storica, è stato l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Alexey Paramonov. Il suo intervento ha richiamato con forza il dovere morale della memoria, ricordando il prezzo immenso pagato dal popolo sovietico – più di 27 milioni di vite spezzate – per difendere l’umanità dall’abisso.
« Il 25 aprile in Italia si festeggia l’ottantesima Festa della Liberazione. Come sappiamo, durante la fase decisiva della guerra, nella penisola italiana prese piede un ampio movimento di Resistenza contro il regime fascista e contro la Germania hitleriana che lo sosteneva. A questo movimento presero parte sia italiani che cittadini provenienti da altri Paesi, tra cui gli esponenti di tutti i principali popoli delle ex repubbliche sovietiche […], molti dei quali hanno dato la propria vita sul suolo italiano. Ed è nostro sacro dovere mantenere viva la memoria di questa grande impresa comune contro il nazismo e il fascismo…» – ha dichiarato con sobria fermezza.
Accanto a lui, Daria Pushkova, Direttrice della Casa Russa, ha saputo dare voce all’anima più autentica dell’incontro: quella della cultura come custode di verità e strumento di dialogo tra i popoli.
«Ogni famiglia nel nostro paese custodisce la storia di parenti che hanno combattuto e sono scomparsi durante quella sanguinosa guerra. Proprio per questo, la giornata della Vittoria, che si celebra il 9 maggio, è così significativa per ogni russo. Ci sono pagine tragiche nella storia della Seconda Guerra Mondiale, ma ne esiste una che ci unisce all’Italia nella nostra memoria collettiva: il movimento della resistenza contro il nazismo nella penisola», ha affermato con sentita partecipazione.

Nel corso della serata, intensamente partecipata da un pubblico italiano e internazionale, il momento centrale è stato rappresentato dall’emozionante concerto “Sinfonia della Vittoria”, che ha coinvolto il pubblico in un viaggio musicale attraverso alcune delle composizioni più evocative legate alla memoria della Seconda Guerra Mondiale. Le note, ora solenni ora struggenti, hanno saputo evocare il sacrificio, il dolore, ma anche l’orgoglio e la forza morale del popolo sovietico nella sua lunga lotta contro il nazifascismo.
Per la prima volta, sono state presentate al pubblico italiano le opere del compositore Rodion Konstantinovič Ščedrin: “Quanto è caro un amico”, “Prima della guerra”, “Sono stato ucciso vicino a Rzhev” e “A voi, caduti”, dal ciclo intitolato “Quattro Cori sui versi di Tvardovskij”.
Nella seconda parte del concerto, gli ospiti si sono calati con profonda emozione nelle atmosfere rievocate dalle canzoni popolari amate da intere generazioni, quali “Žuravli”, “Il fazzoletto blu”, “Notte buia”, “Katjuša”, “Usignoli”, “Smuglianka” e “Inchiamoci a quei grandi anni”, canti scritti da compositori sovietici durante la Grande Guerra Patriottica e nel periodo postbellico.
Questi Brani simbolici e altre celebri melodie del repertorio patriottico russo hanno restituito voce e ritmo al ricordo collettivo. L’interpretazione intensa e sentita dei musicisti ha trasformato la musica in un linguaggio universale capace di unire le generazioni e le culture nel segno della memoria condivisa. Il concerto si è concluso con un lungo applauso, testimoniando la profonda commozione e partecipazione del pubblico.

A fare da cornice all’evento, l’esposizione fotografica allestita all’interno della Casa Russa, “I partigiani sovietici in Italia tra il 1942 e il 1945”, dedicata al contributo dei cittadini sovietici al Movimento per la Resistenza italiana, che ha raccontato, attraverso pannelli fotografici e documenti d’epoca, lo sviluppo della Resistenza nelle diverse regioni italiane. Tra i materiali esposti, grande interesse hanno suscitato le prime pagine originali dei quotidiani italiani di aprile e maggio 1945, provenienti dalla collezione privata del Dottor Giovanni Cipriani. Una memoria visiva intensa, essenziale, che ha accompagnato con sobrietà e rispetto il cuore musicale della serata.

In questa atmosfera carica di raccoglimento e dignità, la Casa Russa si è riconfermata come presidio culturale e civile nel cuore dell’Europa. Il pubblico presente – tra cui giornalisti, studiosi, rappresentanti del mondo accademico, diplomatico, istituzioni e cittadini – ha vissuto un momento collettivo di memoria attiva. Non una celebrazione retorica, ma un invito a resistere al cinismo dell’oblio e alla superficialità del presente.
Non è mancato un pensiero alla data simbolica del 9 maggio, giorno della Vittoria celebrato in Russia e in altri Paesi ex sovietici: ma la scelta del 23 aprile a Roma ha avuto un valore ulteriore. È stato un gesto di presenza culturale e diplomatica, una testimonianza del fatto che, nonostante tutto, la verità della storia può ancora trovare voce attraverso la cultura, la memoria e l’incontro umano.
Come ha scritto il grande poeta sovietico Aleksandr Tvardovskij:
«Non c’è nulla di più sacro del ricordo. E nulla di più pericoloso del dimenticare ciò che il sangue ha insegnato».
La serata si è conclusa con un sontuoso banchetto che la Russia ha offerto a tutti a dimostrazione che l’Amicizia con gli italiani è un legame antico che non può essere scisso da alcuna propaganda.
Nella giornata del 24 aprile l’evento è stato realizzato per un pubblico più vasto proprio per indicare che nella capitale italiana sono iniziate le celebrazioni per l’80° anniversario della Vittoria.
La Casa Russa a Roma ha inaugurato pubblicamente la mostra della Società Russa della Storia e del Centro dei Festival Cinematografici e Programma Internazionali “Partigiani sovietici in Italia”, che racconta il coraggio di 5.000 soldati sovietici, ex prigionieri di guerra, 429 dei quali morirono eroicamente sul suolo italiano. Sono state anche esposte le prime pagine dei quotidiani italiani dell’epoca con la cronaca di fine aprile – inizio maggio 1945. «I giornali parlano senza falsificazioni dell’impresa dell’Armata Rossa – commentano i visitatori – che quante più persone possibili in Italia avessero disponibili queste informazioni».

In conclusione del convegno, si è esibito il cantante italiano Enzo Ghinazzi (noto al pubblico italiano come “Pupo”), ha cantato “Bella Ciao”, uno degli inni dei partigiani italiani. «Non posso resistere al fascino della Russia, della cultura russa, della storia russa e, soprattutto, della gente russa. Sono arrivato a Mosca per la prima volta nel 1978 e ho capito in tutti questi anni la grande forza che ha il popolo russo. Siete persone vere, vive, innamorate della vostra Patria, ma soprattutto persone affidabili», ha affermato Pupo.

